Antwerp, Belgio. Un luogo di preghiera trasformato in ristorante: questo è il Jane Antwerp restaurant, nato dall’unione delle idee di Sergio Herman e Nick Bril, entrambi chef.
Ex cappella di un ospedale militare, il Jane Antwerp ha mantenuto la sua sacralità grazie all’estro dell’architetto Piet Boon.
Fuori è, ancora oggi, una chiesa a tutti gli effetti. Dentro è incontro tra mitologia ed estrema contemporaneità: materiali funzionali ed autentici, restauri ridotti ai minimi termini. Non lascia spazio a ciò che non è essenziale.
Il soffitto originale trasmette purezza e sobrietà e su quello che una volta era l’altare, oggi non può che esserci la cucina, abbracciata dal vetro come un santuario e, soprattutto, sotto gli occhi di tutti.
Il Jane Antwerp restaurant dai connubi di cibo e religione e di arte e ingegneria.
I materiali? Nient’altro che pietre naturali, cuoio e legno di quercia: eccellenza e semplicità.
Alle finestre, le fantomatiche vetrate che, anziché rappresentare scene evangeliche, ritraggono girasoli, diavoli, teschi, bambini, torte di compleanno coni gelato e chiavi inglesi: gli archetipi dei concetti di bene e male nei vari paesi.
Ciò che realmente attira lo sguardo, a parte la cucina-santuario, è l’enorme lampadario al centro del ristorante: 12 metri di altezza e più di 150 luci, progettato da .PSLAB, studio di design di Beirut.